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#chisono

La musica mi affascinava già da bambino.
Pare che per farmi mangiare nei miei primi anni di vita l’unico modo fosse quello di intonare una canzone.

Più tardi incontrai una persona a cui piaceva la montagna.
Un poco schiva, abituata a pensare ed ascoltare, ma con gli occhi capaci di vedere in modo profondo e con le mani forti, lo sguardo rivolto sempre alla cima pur conscio che su certe cime non sempre si può arrivare. Ma ascoltare non soltanto parole bensì anche i silenzi o i suoni che la montagna offre in tutte le stagioni, anche oggi che non sono più quattro.

Avete mai provato ad ascoltare la 5^ sinfonia di Beethoven mentre osservate nevicare sulla pineta che risale la montagna?
Stupirvi per il ritmo che pare i fiocchi di neve assumano in virtù di quella musica?
Sentire che tutta quell’immensità non è ancora abbastanza per ciò che sentite nel vostro cuore o cosa vorreste riuscire anche voi ad esprimere proprio in quel momento?

Oppure mentre scendete danzando con gli ski su un pendio immacolato immaginarvi avvolti dalla melodia e dalle parole di Wish You Were Here dove la chitarra sembra invitarvi a sfidare la linea di massima pendenza per disegnare una traccia irripetibile e unica? E dove la vostra mente va alla persona che vorreste fosse lì con voi e che per mille ragioni è distante?

E la sera poi attorno al fuoco sentirvi bene mentre qualcuno interpreta i versi di Dylan piuttosto che quelli di De Andrè, Guccini, Vecchioni, De Gregori accompagnando il vostro sguardo alla finestra per guardare la luna che illumina la neve, o rivolgere il vostro pensiero al passato senza doversi per forza spaventare per il futuro?

Questa fotografia l’ho scattata nel 1989. Il Viale dei Baobab, un’area protetta, lungo la strada sterrata che porta a Morondava, nel Madagascar occidentale. Là il baobab lo chiamano “madre della foresta”. Non immaginai quel giorno che questa immagine sarebbe diventata la copertina di questo mio Album.

Al cospetto di questi giganti, ricordo lo specchio d’acqua delle ninfee, la polvere della strada che si diffondeva nell’aria impregnandosi sulle braccia, l’odore ai polsi dell’antizanzara, il nostro stupore, l’intensità della luce, il sorriso delle persone incontrate.

L’ho scelta perché rappresenta un attimo di Incanto da preservare, non solo nel ricordo, e perché mi sembra la cornice perfetta al racconto delle emozioni e del colore dei miei nuovi brani.



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